![]() NEI BOSCHI NON LASCIATEVI PRENDERE IN CASTAGNA.| Home "Autunno" | I colori dell'Autunno | UN TEMPO IL RITUALE DELLA RACCOLTA ERA FATTO DI TANTE E IMPEGNATIVE FASI. LA GIORNATA LAVORATIVA ANDAVA DA BUIO A BUIO, INIZIAVA CIO PRIMA DELLALBA E TERMINAVA DOPO IL TRAMONTO. SOLO AL TERMINE DELLATTENTO SETACCIO DEI PROPRIETARI SI POTEVA ACCEDERE AI CASTAGNETI.
Oggi, purtroppo, sono spesso proprio questi ultimi a trascurare lumile frutto un tempo preziosissimo e ormai dimenticato. Tutto si limita ora alla sua fugace comparsa sui banchi dellortolano o alle castagnate di paese. Eppure non passato molto tempo da quando, fino a una cinquantina di anni fa, la castagna stava al coltivatore come il maiale al contadino: di entrambi nulla andava perduto, tutto tornava utile Fin dal medioevo il castagno, e il suo frutto in particolare, erano considerati elementi fondamentali delleconomia e non ne andavano sprecate nemmeno corteccia e buccia. Le castagne venivano consumate fresche, cotte, essiccate o ridotte in farina e nei secoli il loro sapore e lalto valore nutrizionale hanno contribuito a sviluppare un ricettario ricco e goloso. Quelle di scarto, marce o bacate, venivano date in pasto a maiali e galline. Il tronco forniva poi legna da ardere che spesso veniva fatta durare pi a lungo cospargendola di uno strato di scorze secche di castagne tritate che rallentava la combustione nonch pregiato legname da utilizzare nelledilizia, nella falegnameria cos come in agricoltura. Per cesti e gerle venivano utilizzati germogli e corteccia. Da questultima, pi tardi, si prese persino a estrarre il tannino per la concia delle pelli. Le foglie, infine, servivano da strame per le bestie e i ricci bruciati da concime per il terreno. Oggi i fusti trascurati e ammalati, nonch il sottobosco invaso da sterpaglie e fogliame, rivelano un abbandono impensabile tra i nostri avi, quando le selve erano tenute pulite, gli alberi adulti concimati con sterco di pecora o di capra e le piantine nuove trapiantate. I castagni tanto preziosi erano lasciati in eredit e il destinatario di tanta fortuna continuava le operazioni necessarie al mantenimento del bosco, quindi a un buon raccolto. In settembre si procedeva alla rimunitura: i terreni venivano ripuliti da rovi, ginestre e felci. Si provvedeva inoltre a scavare dei solchi che impedissero il pi possibile alle castagne in caduta libera di rotolare nei possedimenti altrui.
Ogni quattro o cinque anni, poi, si provvedeva anche a potare i rami secchi. Caduti i ricci, iniziava quindi la raccolta che impegnava lintera famiglia, nonni e bambini compresi. La giornata lavorativa andava da buio a buio, iniziava cio prima dellalba e terminava dopo il tramonto. Gerla dopo gerla, il prezioso raccolto veniva travasato in sacchi di tela. A fine giornata toccava la ricercatura ovvero la caccia alle ultime castagne, quelle infilatesi sotto il fitto strato di foglie. I sacchi venivano infine trasportati, a dorso di mulo o in spalle, ai seccatoi. In alcuni boschi capita ancora di scorgere le casette in pietra pensate appositamente per lessiccazione della castagna. Costruite su due piani, ospitavano a pian terreno il fuoco che, alimentato rigorosamente con legno di castagno e mantenuto vivo giorno e notte, attraverso il graticcio in scandole di castagno trasmetteva calore ai frutti, stipati al piano superiore. Si procedeva cos per diversi giorni, almeno otto, durante i quali le castagne venivano rigirate in modo da garantire unessiccazione e unaffumicatura omogenee. Lesperienza insegnava quindi che le castagne erano secche al punto giusto quando suonavano come campanelle. Era allora tempo di procedere alla pestatura per liberarle dal guscio: riposte in resistenti sacchi di tela, venivano battute con forza su un ceppo, quindi setacciate in vassoi di legno. Ben secchi e ripuliti, i frutti venivano in parte portati al mulino per la macinatura e in parte conservati nel granaio per linverno. Negli appositi mulini, il mugnaio pretendeva un compenso in denaro o la mulenda, ovvero una percentuale della farina. In alcuni casi, invece che allessiccazione si procedeva alla macerazione: i ricci venivano ammucchiati e ricoperti di felci e foglie, quindi pressati con pietre. Lumidit produceva una leggera fermentazione grazie alla quale il frutto, liberato dopo una quindicina di giorni dal suo riccio ormai putrido, si conservava fino a primavera inoltrata. Una parte del raccolto, infine, veniva pazientemente infilata dalle donne in collane destinate alla vendita nei mercati. Di questa cultura secolare, oggi che le tavole sono sempre imbandite e che lindustria a dettare le leggi delleconomia, purtroppo non rimasto quasi nulla. Ma molto si pu fare per recuperarla, almeno in parte. A questo scopo sono sorte associazioni e consorzi a tutela delleco-ambiente del castagneto e le iniziative a sostegno dei coltivatori o per la sensibilizzazione nelle scuole si moltiplicano in pi parti della montagna lombarda, come nel parco regionale di Campo dei Fiori o in Valcamonica.
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