Immersioni d'alta quota - Un angolo di poesia
1986: ANCORA DI SCENA IL LAGO PALU'
Ci ritroviamo tutti in questo costone delle Alpi Retiche: il lago Pal.
Circondato da massicci rocciosi, venato da verdi abetaie spruzzate di bianco, appare in tutta la sua seducente bellezza. La giornata fredda e cristallina fa contrasto a sentimenti di gioia e di timore. Familiari, amici, curiosi, guardano; negli occhi leggi apprensione, stupore. Siete dei pazzi! Questa la voce pi ricorrente.
Noi, nel compiaciuto senso del diverso.
I tempi stringono, siamo in molti. Vestirsi rapidamente, sapendo che le nostre mute umide proteggeranno dall'urto del gelo per pochissimi minuti, ma si vorr rimanere il pi a lungo possibile.
Il bianco accecante del ghiaccio, spesso mezzo metro, cornice ad un buco nero, diaframma di un antro che risveglia ricordi mitici. Nessuno lascia trapelare emozioni. Tocca a me. Apro al massimo il rubinetto dell'aria, un lieve tocco al pulsante dell'erogazione continua, il sibilo tagliente dell'aria, il cuore che martella... Via! Lo schiaffo dell'acqua gelida, mille punture paralizzanti trafiggono ovunque, bloccano il respiro. Riprendo lentamente il controllo. Scendo sul fondo pinneggiando con un certo vigore, forse per scaldarmi, forse per fuggire. Arriva, avvolto da una scia di bolle, il mio compagno d'immersione. Leggo nei suoi occhi le mie stesse emozioni. Vicinissimi ci si tiene quasi per mano, sentendoci veramente isolati dal mondo esterno. Un tetto di piccole stalattiti di ghiaccio, fitte come la folta barba di un frate, lunghe, fragilissime trine di un manto di seta bianca.
Fili sottili intrecciati di sogni. Cielo soffuso di luce fioca. Notturno irreale, velato d'aurora.
Fiabe affiorano da lontano, dal profondo di noi. Suoni antichi, parole sussurrate. Ricordi di paure, silenzi, gelo. Ancora parole, emozioni lontane, briciole di vita. Sono felice, un tutt'uno con questo mondo che appare nella sua immanenza pietrificato. Fisso per sempre nella memoria, immagini uniche. Capisco ora soltanto fino in fondo perch mi trovo qui. Le bolle che dissemino, portano in quel cielo il mio messaggio.
Sono vivo, sono!!
Rimarranno prigioniere del sortilegio fino a dissolversi, riunirsi al tutto, quando la primavera bacer queste sponde. Altri ricordi mi turbano. Luce sottile di un mattino penetrato dal suono di campane. Debole vento tra i tuoi capelli biondi mentre insegui lontano un pensiero segreto.
Un sentiero percorso, tracciato tra i sassi coperti di neve e un silenzio ovattato, posseduto dalla solitudine. Un dolore sordo, per una cosa che non doveva essere cos importante.
Una musica nell'anima aperta, il crepitio del fuoco di un camino, un sorriso, una mano, giade verdi che guardano nei miei, una coppa ambrata di vino carezzevole. Malinconia di un distacco che non doveva essere un addio.
Debbo tornare! Continuare forse perdermi.
Riemergo. Sento ora il gelo dilagante. Di nuovo solo, ho con me un tesoro rubato ad un mondo incantato. Scorgo gli stessi visi. Quegli occhi non capiranno.
(Da: "Valtellina e Valchiavenna", Rassegna Economica della provincia di Sondrio, n. 1/1987).
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